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La trippa alla sesta crociata

Dopo aver disertato la quinta crociata del 1221 ed aver contribuito a causarne il fallimento, l'imperatore Federico II fu esortato ancora una volta dal papa a riconquistare la Terra Santa e, per convincerlo, il papa stesso nel 1225 ne combinò il matrimonio con Isabella, figlia di Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme. Salpato da Brindisi nel 1227, Federico fu però costretto fermarsi ad Otranto a causa di una epidemia scoppiata tra i soldati ed a rimandare ancora una volta l'impresa. Adirato da questo ennesimo ritardo, il papa lo scomunicò ma Federico II in barba all'anatema papale, procedette comunque con la crociata recandosi a Gerusalemme l'anno successivo.

Per via della scomunica, l'arrivo di Federico II mise in una posizione estremamente scomoda sia gli ordini cavallereschi che i feudatari ed il clero di Outremer (le terre in Medio Oriente sotto il dominio della Cristianità occidentale). Tuttavia era pur sempre una crociata guidata da un monarca ricco e potente che per di più poteva fregiarsi del titolo di re di Gerusalemme grazie al matrimonio con Isabella, per cui i Cavalieri Teutonici, i Templari, gli Ospitalieri di Malta ed i feudatari di Outremer - che avevano interesse alla riconquista della Terra Santa - appoggiarono a pieno l'iniziativa.

Invece di dare battaglia agli infedeli, l'11 febbraio 1229 Federico II preferì però raggiungere un accordo col sultano al-Malik al-Kamil, con il quale già aveva dei buoni rapporti diplomatici: i cristiani avrebbero riavuto Betlemme, Nazaret, Lidda, Sidone e Toron, oltre a Gerusalemme, ad eccezione della spianata del Tempio e della moschea di al-Aqsà. Lungi dall'essere un trattato di pace, l'accordo era in realtà una tregua della durata di soli dieci anni. In effetti, Gerusalemme non fu restituita, ma solo data in concessione ai cristiani per dieci anni con il divieto di rifortificarla; ed il fatto che il Monte del Tempio, che era stato il quartier generale dei cavalieri Templari, rimanesse sotto il controllo dei musulmani aggiungeva al danno anche la beffa.

Il trattato - una dimostrazione dell'apertura e della tolleranza di Federico II verso gli Arabi e l'Islam - unico ancor oggi per il compromesso tra gli interessi dell'Oriente e quelli dell'Occidente, ebbe come conseguenza un aumento enorme degli scambi culturali e commerciali con l'Europa, ma a causa di questo accordo personale col sultano, negoziato in segreto senza il parere - e tantomeno il consenso - dei feudatari e dei vescovi di Outremer o dei capitani degli ordini cavallereschi, Federico II perse popolarità e sostegno. Il clero ed i feudatari di Outremer manifestarono la loro opposizione anche quando il mese successivo Federico II, entrando nella città santa, si fece incoronare - con una cerimonia improvvisata nel Santo Sepolcro - re di Gerusalemme.

Federico rimase per alcuni mesi nei territori di Outremer, cercando senza successo di riappacificare gli animi. Probabilmente all'inizio c'era la volontà di governare dalla nuova sede di Gerusalemme, ma visto che il trattato gli aveva attirato solo critiche, e dal momento che era sempre scomunicato e che le rivolte continuavano in tutto l'impero, Federico II decise di lasciare la Terra Santa imbarcandosi ad Acri il 1 maggio 1229. A suo passaggio, mentre Federico II scendeva al porto per intraprendere il viaggio di ritorno, la gente del luogo lo accompagnò con un fitto lancio di trippa e frattaglie.


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