HONG KONG – La Banu International Holding, gestore della catena di ristoranti Banu Hotpot, ha presentato questa estate domanda di quotazione alla Borsa di Hong Kong, con l’obiettivo di diventare la terza catena di hot pot quotata dopo Haidilao e Xiabu Xiabu.
Banu Hotpot punta a distinguersi con una strategia basata su un’esperienza di alto livello, ma il costo di 11 euro (78 yuan) per sette pezzi di trippa ha sollevato non poche riserve in un periodo economico critico per i consumatori cinesi. Resta insomma da capire se il posizionamento alto di gamma convincerà clienti e investitori.
Fondata nel 2004 nella provincia di Henan, Banu si è specializzata in trippa di manzo in brodo di funghi. Dal 2012 ha adottato il marchio “Banu Hotpot”, puntando più sulla qualità degli ingredienti che sul servizio. Il prezzo medio di uno scontrino nel primo trimestre 2025 è stato di 138 yuan (19 euro), più alto rispetto a concorrenti come Haidilao (97,5 yuan) o Xiabu Xiabu (54,8 yuan). La strategia ha funzionato anche se i margini restano bassi: nel 2024 il profitto netto è stato pari al 5,3% del fatturato. Banu Hotpot intanto continua ad aprire nuovi locali: undici nel 2022, venticinque nel 2023 e trentacinque nel 2024, per un totale di 148 ristoranti in quaranta città. Ogni apertura costa circa cinque milioni di yuan (700.000 euro).
Per finanziare il piano di espansione (raddoppiare il numero di locali entro il 2027), Banu Hotpot punta a raccogliere con l’offerta pubblica iniziale tra cento e duecento milioni di euro. Ma il settore dell’hot pot in Cina sta vivendo una fase difficile: tra il 2023 e il 2024 hanno chiuso oltre trecentomila ristoranti. Il prezzo medio per cliente è sceso da 90 a 60 yuan. In borsa, Haidilao ha perso oltre l’80% del suo valore in quattro anni mentre i titoli di Xiabu Xiabu non valgono ormai quasi più niente.
Resta da vedere quindi non solo se Banu verrà accettato in borsa, ma a quale valutazione e se i fondi raccolti saranno sufficienti a sostenere la sua crescita.