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La trippa nella cucina degli schiavi

Gli schiavi delle piantagioni di cotone del Sud degli Stati Uniti, proprio come il popolino che in Italia si spintonava davanti alle cucine del palazzo reale per poter entrare in possesso delle interiora animali, utilizzavano nelle loro ricette gli scarti della villa padronale insieme a quanto riuscivano a cacciare (lepri, scoiattoli, procioni e tartarughe) o a raccogliere (bietola, cavolo nero, senape e fitolacca). Svilupparono così una particolare cucina che oggi va sotto il nome di soul food (cibo dell'anima) e che annovera nelle sue preparazioni anche ricette a base di trippa. Dal momento che nella maggior parte degli Stati Uniti era illegale per uno schiavo saper leggere o scrivere, le ricette vennero tramandate oralmente almeno fino al 1881, quando fu pubblicato il libro intitolato "What Mrs. Fisher Knows About Old Southern Cooking" ("Quello che la signora Fisher sa della cucina del vecchio Sud").


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